La mia storia d’amore non è un colpo di fulmine
Avevo vent’anni, correva l’anno 2004, e per mantenermi facevo le pulizie domestiche a Pomigliano d’Arco. Un passaparola, una mattina d’inverno, la mia gioventù e la casualità che diviene un intreccio: questo l’ingresso della nostra storia d’amore, ma adesso vi racconto meglio. Avete presente il motto “si chiude una porta e si apre un portone?“, ecco tra me e Leo è stato proprio così.
Prima di intraprendere questo percorso di moda – come accennato -qui facevo vari lavori per iniziare l’Accademia. A Napoli ho iniziato a lavorare nell’azienda della famiglia di Leo, ed io concentrata su altre cose, sul mio futuro e sui miei sogni da realizzare, i sentimenti passavano in secondo piano. D’altro canto, qualcosa – o meglio qualcuno – veniva a me. Dopo mesi di attenzioni costanti, momenti e persone che mi palesavano il suo interesse verso di me, io ho iniziato a rendermi conto e guardarlo con occhi diversi. Tra me e lui non c’era distanza, a dividerci solo una porta rossa – la quale divideva lo spazio della serra dove lavoravo io dall’allevamento dove, invece, stava lui.
Da quando arrivai notai che quella porta si apriva sempre più spesso e con essa tanti gesti venivano fuori: cioccolata calda, biscotti, caffè e sguardi non corrisposti. Bastò un invito a cena, dopo mesi, ad avvicinarmi a lui. “E se andassimo a mangiare una pizza insieme stasera?”, come se fosse ieri ricordo ancora quelle parole. Io accettai subito l’invito, ma a dire il vero non aspettavo altro…non mangiavo la pizza da tanto tempo! Quindi, ad oggi, posso dire che quel ragazzo particolarmente gentile mi ha conquistata, in un primo momento, con una pizza.
Da lì ho incominciato a rendermi conto che lui davvero teneva a me e, soprattutto, le persone sincere non si sbagliavano. Mesi di frequentazione, messaggi e il suo essere premuroso nei miei confronti mi legavano pian piano a lui. Un giorno che non dimenticherò mai fu proprio il 15 febbraio di diciotto anni fa, quando la mancanza della Lituania, la neve e il nostro contatto si sono uniti. Quel giorno andammo in montagna, ad Avellino, ed io dopo due anni vedevo per la prima volta la neve nel luogo in cui mi ero trasferita. Tra istanti e intrecci ho capito che quello era veramente un segno del destino. La mia porta del cuore si è aperta d’inverno, fondendosi con il calore partenopeo di Leopoldo.
I ricordi sono molti – per fortuna -, ma se dovessi raccontare un susseguirsi di emozioni crescenti, la mia mente va ai campi di ‘friarelli’ dove avvenivano i nostri primi incontri. L’appuntamento, solitamente, era al tramonto dopo ore intense di lavoro nell’azienda agricola. La vastità del verde e tutti quei fiori gialli, in simbiosi tra loro, divenivano per me un quadro romantico – il nostro quadro ben inchiodato alle pareti della nostra casa.
Ad oggi sono diciotto anni che Leo ed io, compagno di vita e avventure, stiamo insieme. L’amore ha più di mille sfumature e, secondo me, riassume il senso della vita. Senza amore non c’è vita. Il nostro legame è basato sul rispetto reciproco, sulla pazienza e sulla perseveranza.
Il giorno dell’amore è tutti i giorni, ma ne approfitto del giorno di San Valentino per fare una dedica – doverosa – al padre dei miei bambini: “E’ grazie a te, Leo, se ad oggi sono quella che sono. E’ grazie a te se, giorno dopo giorno, sminuzzo gli angoli più duri del mio carattere. Se riesco ad esprimere la mia fantasia e le mie idee – anche le più strane – è perchè tu sei al mio fianco. Grazie a te ho scoperto anche che l’amore è tanto bello e caro, ma delle volte non basta. Andare avanti, insieme, è tendersi la mano nel momento del bisogno e avere rispetto verso i propri spazi, e tu questo lo fai. Delle volte mi chiedo come tu faccia a sopportare il mio disordine interiore ed esteriore, ma ho capito che la risposta risiede nel compromesso. La vita non ci riserverà sempre il sole, ma sono certa che nella tempesta mi fai spazio sotto al tuo ombrello. Grazie, Leo, per il grande dono che mi hai fatto: rendermi mamma. Con te ho costruito e con te continuo a costruire quello che va oltre l’immaginario. Grazie per l’amore e ogni singolo gesto. Sei la mia famiglia, con te mi sento veramente a casa.”
La nostra storia non è un colpo di fulmine per me, ma credo sia la realizzazione del motto che ho citato sopra. Con un bagaglio più ricco di esperienze e una me più matura – rispetto alla ventenne che sono stata -, oggi, posso dire che spesso abbiamo la persona che ameremo per la vita già al nostro fianco, ma siamo pronti a vedere la “nostra” porta che si apre solo quando siamo disposti a farlo veramente.
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